Astronomica Langrenus
I crateri Theophilus, Cyrillus, Catharina
Analizzando ora in dettaglio questi crateri si ritiene utile partire da Theophilus, il più recente rispetto a Cyrillus e Catharina. Con un diametro di 100 chilometri e pareti terrazzate alte fino a 5500 metri, Theophilus si trova sul margine nord occidentale del mare Nectaris ed è quello più a nord rispetto agli altri due componenti del terzetto. Ma ciò che colpisce immediatamente di questa imponente struttura è il sistema montuoso centrale multiplo costituito da tre picchi che raggiungono un’altezza di circa 1500-2000 metri. Al telescopio è sempre molto suggestivo osservare queste vette che progressivamente vengono illuminate dalla luce solare mentre gran parte del fondo del cratere è ancora immersa nell’oscurità. Per quanto riguarda le pareti, queste sono abbastanza regolari e con terrazzamenti verso l’interno. Una vasta porzione della platea di Theophilus, decisamente convessa, è interessata dall’imponente mole del picco centrale multiplo alla base del quale non si notano strutture di particolare interesse ad eccezione di piccoli crateri e rilievi collinari, mentre in alcune immagini del 28 maggio 2005 (S.C. 254 mm F10 con webcam) si rendono appena percepibili due faglie o sottili solchi che dal picco centrale si dirigono verso la parete di nordest. Quest’ultimo dettaglio andrebbe studiato con sedute osservative sistematiche effettuate in luce solare radente. La parete sudovest di Theophilus è parzialmente sovrapposta ai bastioni nord occidentali di Cyrillus, cratere più antico rispetto al primo e con un diametro di 98 chilometri. Le pareti di questa seconda struttura raggiungono l’altezza di 3550 metri e si presentano notevolmente degradate a causa di impatti meteoritici successivi all’evento originario, in modo particolare in prossimità dei bastioni settentrionali e meridionali dove sono state praticamente distrutte con la conseguente formazione di ampi varchi in direzione nord e sud.
Al contrario di Theophilus, Cyrillus esibisce un doppio picco montuoso di modeste dimensioni in posizione decentrata verso est. Osservando attentamente la platea si può notare come questa sia interessata da notevoli e lunghe fratture multiple in modo particolare nel settore fra il picco centrale di Cyrillus e la parete ovest di Theophilus, attraversando il fondo del cratere con andamento curvilineo decisamente orientato verso oriente, quale probabile conseguenza delle forze scatenatesi nell’impatto da cui si formò questo grande cratere. Nella platea di Cyrillus vi sono vari piccoli crateri che si possono osservare anche con strumenti amatoriali. Di questi il più esteso si trova in prossimità della parete ovest, conosciuto come Cyrillus-A con diametro di 17 chilometri, mentre crateri di minori dimensioni sono situati lungo le fratture che solcano il fondo. Abbiamo visto che il margine sudovest di Theophilus è parzialmente sovrapposto all’estremità nordest di Cyrillus, mentre fra quest’ultimo e Catharina non vi è nessuna sovrapposizione e questi non si trovano nemmeno l’uno a ridosso dell’altro. Infatti dalla parete sud di Cyrillus parte una stretta valle che dopo circa 40 chilometri giunge ai bastioni nordorientali di Catharina, grande cratere del diametro di 90 chilometri. A differenza di Theophilus e Cyrillus, Catharina è completamente privo di un sistema montuoso centrale, a dimostrazione della differente dinamica degli eventi immediatamente successivi agli impatti che originarono queste strutture. I bastioni occidentali sono regolari, mentre sugli altri lati si presentano degradati a causa del bombardamento meteoritico, in particolare sono praticamente distrutti sul lato nord. Se osserviamo attentamente si percepisce come le pareti settentrionali di Catharina si prolunghino verso Cyrillus: si tratta di Catharina-P, il quale si è letteralmente sovrapposto alla preesistente platea dell’omonimo cratere principale formando una depressione con un diametro di 46 chilometri. In prossimità dei bastioni meridionali si può osservare Catharina-S di 16 chilometri, oltre a vari piccoli crateri con diametro di circa 6 – 8 chilometri distribuiti nella platea di Catharina. Anche le immediate vicinanze di questo bellissimo terzetto di crateri consentono di effettuare osservazioni di estremo interesse. Infatti fra Theophilus, Madler (32 chilometri) e Beaumont (48 chilometri) vi è una miriade di microcrateri raggruppati in numerosissime catene allineate prevalentemente in senso NW – SE la cui formazione sarebbe da attribuire alla ricaduta al suolo dei materiali proiettati verso l’alto nell’impatto del planetoide che diede origine alla piana di Nectaris.
Sempre nella stessa zona è molto interessante l’osservazione del notevole corrugamento che si estende dalla parete est di Theophilus in direzione sud fino a Beaumont, cratere con la parete E-NE semidistrutta. Infine tra i crateri Beaumont e Fracastorius ritengo utile proporre l’osservazione di un rilievo dalla presumibile struttura a domo il quale si innalza dalla pianura e sulla cui sommità si nota ciò che probabilmente potrebbe essere un piccolo cratere oppure una depressione. Come si vede si tratta di una regione in cui l’osservazione dettagliata della superficie lunare richiederà certamente molto più di una singola seduta osservativa, se il nostro scopo sarà quello di comprendere la dinamica di eventi che hanno stravolto e modellato più volte il suolo del nostro satellite. Altro dettaglio da non sottovalutare riguarda le pareti di Theophilus, Cyrillus e Catharina: guardate come il lato rivolto in direzione del Mare Nectaris si presenta molto più imponente rispetto a quello rivolto verso Ovest - Nordovest. Osservate inoltre lo sviluppo della ripidissima scarpata dei monti Altai estesa per 440 chilometri dal cratere Tacitus fino a Piccolomini, con picchi di 3300 metri. Queste strutture sono disposte in modo concentrico rispetto al centro della piana di Nectaris e la loro formazione sarebbe da attribuire all’onda d’urto scatenatasi dall’impatto di un grande planetoide sulla superficie lunare. A nord di Theophilus, attraverso il Sinus Asperitatis e passando nelle vicinanze di Torricelli (originale cratere dalla curiosa conformazione “a goccia”) si giunge all’estremità meridionale del mare Tranquillitatis.