"Piogge di Stelle"

 

Trascrizione integrale tratta da  " ORE  SERENE " - Supplemento mensile letterario - scientifico illustrato. Dono del  " Corriere delle Maestre "  ai suoi abbonati  -  supplemento n° 10  del 30 Luglio 1908

 

 

     Il fenomeno delle stelle cadenti è registrato nelle più antiche cronache ed è associato alle più strane leggende. Ma, intendiamoci, anzitutto, sulle parole. Stella cadente!... stella filante!... pioggia di stelle!... In tutte queste ed altre consimili espressioni la voce "stella" non va affatto intesa nel suo ordinario significato, con quello cioè di "stella fissa", chè se cadesse veramente sulla Terra una di queste stelle.... fisse (per modo di dire, chè si muovono anch'esse) che siamo abituati a vedere e rivedere ogni notte, non ne vedremmo, certo, più nessun'altra perchè noi tutti andremmo in frantumi e combusti nel cozzo formidabile dei due astri. Dunque non si tratta di vere stelle, e questo seppe anche Dante quando scrisse che un siffatto fenomeno:

" .... pare stella che tramuti loco

Se non che dalla parte onde s'accende

Nulla sen perde ed essa dura poco."

     Ma se non era difficile, neppure agli antichi, il constatare che le stelle cadenti non erano vere stelle, assai più arduo era intenderne la vera natura, tanto che fino al principio dello scorso secolo tutti le ritennero come meteore atmosferiche, prodotte da manifestazioni flogistiche, cioè da gas infiammabili accesi e vaganti per l'aria, come i fuochi fatui.

     Furono i tedeschi Chladni (1756-827) e Brandes (1777-834) i primi ad intuire ed anche a dimostrare la natura cosmica del fenomeno, che poi venne confermata dal nostro Schiaparelli rivelando la loro origine cometaria, l'essere cioè i più minuti frammenti nei quali si dissolvono le comete.

     E appunto, seguendo il cammino delle comete generatrici, anche le stelle cadenti descrivono nello spazio celeste delle orbite cometarie, talune delle quali sono evidentemente chiuse ed ellittiche inquantochè la Terra incontra periodicamente gli sciami o correnti di corpuscoli che costituiscono il fenomeno delle stelle cadenti.

     Comunque, provenendo dalle profondità del cielo, con velocità prodigiose, quando uno di tali corpuscoli penetra nella nostra atmosfera e la fende con rapidità fulminea - variabile tra 16 e 72 chilometri al minuto secondo - è naturale che si produca un attrito, uno sfregamento sì forte da determinare l'arroventamento del corpuscolo (per lo più ferruginoso) e quindi la sua incandescenza e la sua visibilità finchè attraversa l'atmosfera o finchè non rimanga totalmente consunto. Nell'un caso e nell'altro il corpuscolo lascia dietro di sè uno strascico luminoso ed effimero costituito dalle molecole incandescenti che si staccano da esso e che presto si sperdono e cadono come impercettibile pulviscolo meteorico, la cui presenza venne indubbiamente constatata anche sulle candide nevi delle nostre Alpi.

     Ma vediamo un po' come si presenta il fenomeno di una stella cadente agli osservatori situati sulla superficie terrestre.

     Consideriamo anzitutto gli effetti di parallasse (fig. 1, a sinistra). Rappresenti l'arco superiore un tratto di cielo, l'arco medio il limite dell'atmosfera, e l'arco inferiore la superficie terrestre. Sia A B il tratto percorso da una stella cadente nell'atmosfera: A sarà il punto di comparizione, B di consunzione (se la meteora fosse grossa potrebbe anche giungere sulla Terra, ed allora si chiamerebbe bolide od aerolito). Un osservatore situato in O non vedrebbe la meteora che come un punto proiettato sulla volta celeste in A, e senza rilevare in alcun modo il movimento di caduta, salvo che per il progressivo aumento di splendore del punto stesso e successiva estinzione. Un osservatore situato in O' vedrebbe invece la stella proiettata in A' B' e ne vedrebbe il movimento di caduta; quello situato in O'' la vedrebbe, infine, percorrere il tratto A'' B''. E tutto ciò perchè, guardando il cielo, ogni cosa ed ogni moto si proietta sulla apparente volta celeste e si riferisce alle stelle fisse.

     Le stelle cadenti, però, giungono talvolta, anzi assai di frequente, a sciami e con traiettorie parallele fra loro, le quali, viste da un osservatore in O (fig. 1 a destra), appariranno sulla volta celeste come se tutte divergessero dal punto centrale A' proiezione della meteora A B discesa lungo il raggio visuale dell'osservatore. Le altre traiettorie sembreranno tutte irradiare dal punto A', che appunto per ciò si chiama radiante. Il lettore ha compreso da sè che tutto ciò non è altro che puro e semplice effetto di prospettiva, il quale, combinato coi precedenti effetti di parallasse, e tenuto conto della distanza O O', O O'', ecc. degli osservatori che mirano contemporaneamente una medesima meteora, ha fatto conoscere che le graziose fiammelle in questione solcano l'atmosfera ad altezze variabili tra 80 e 200 chilometri.

     Gli sciami meteoritici più considerevoli che la Terra annualmente incontra  nel suo giro intorno al Sole sono i seguenti:

  1. quello delle Perseidi - dal 9 al 14 agosto;

  2. quello delle Leonidi - dal 13 al 15 novembre;

  3. quelo delle Andromedeidi - dal 23 al 28 novembre.

     Queste denominazioni sono dovute alla posizione del rispettivo radiante, che per le prime è nella costellazione di Perseo,per le seconde in quella del Leone, e per le ultime in Andromeda.

     Le Perseidi, o meteore d'agosto, diconsi anche Laurenziane o Lagrime di San Lorenzo perchè piovono appunto verso il 10 agosto, ricorrenza delle feste di quel martire abbrustolito sulla graticola nell'anno 258 in Roma, imperante Valeriano. Queste meteore percorrono l'orbita della cometa di Tuttle (1862), orbita immensa che si spinge a 7336 milioni di chilometri dal Sole, ossia quasi il doppio della distanza di Nettuno, l'ultimo pianeta noto. Il periodo di tale cometa, e quindi anche dei suoi frammenti (le Perseidi), sarebbe, secondo Hayn, compreso tra 117 e 122 anni, per cui la grande cometa del 1862 dovrebbe riapparire tra il 1979 ed il 1984.

     Nella sua parte inferiore, o perielia, l'orbita di questa cometa interseca l'orbita terrestre (v. fig. 2) nel punto per il quale passa il nostro pianeta intorno al 10 agosto, e quindi, se non incontra la cometa, incontra però annualmente i suoi frammenti, più o meno numerosi, secondo la densità dello sciame, sì che non sempre le Perseidi offrono importanti apparizioni, sebbene il fenomeno sia puntualmente costante.

     La nostra figura spiega chiaramente l'intreccio delle due orbite. Il punto segnato P è il perielio della cometa,quello, cioè, della massima vicinanza al Sole (situato poco prima dell'intersezione coll'orbita terrestre); il punto N è il nodo ascendente o punto nel quale l'orbita cometaria passa al nord della terrestre (il nodo discendente corrisponde all'incrocio del 10 agosto); R è invece il radiante delle meteore, cioè il punto del cielo nel quale, arrivando a noi, sembrano proiettarsi, lungo la tangente dell'orbita, le lagrime..... infuocate del povero Lorenzo !

                 Milano,  luglio 1908                                                                                        Cap.  ISIDORO  BARONI