Astronomica Langrenus
Bacino da impatto Schiller - Zucchius
Schiller - Zucchius impact basin
Se in fase di cinque giorni dopo il primo quarto ed in condizioni di librazione favorevole guardiamo la luna immediatamente a sud-sudovest di Schiller, nonostante il notevole schiacciamento prospettico dovuto alla particolare ubicazione di questa regione sul disco lunare, potremo osservare una zona relativamente pianeggiante estendersi fino ai crateri Phocylides, Zucchius, Bettinus e Rost. In una zona come questa, situata in prossimità del grande altipiano meridionale del nostro satellite ci aspetteremmo di passare in rassegna una grande quantità di crateri, ma forse ciò che non tutti sanno è che ci troviamo in presenza addirittura un bacino da impatto formato da ben tre anelli concentrici il cui diametro misura 335, 175 e 85 km: si tratta del cosiddetto bacino di Schiller-Zucchius, una sorta di piccolo mare Orientale.
Ma come è stato possibile individuare una simile struttura in questo settore del nostro satellite la cui osservazione viene notevolmente condizionata trovandosi nella zona di librazione ? Dobbiamo risalire all’epoca in cui l’allievo di Gerard Kuiper, Bill Hartmann ed alcuni suoi collaboratori, iniziarono a proiettare le immagini telescopiche della luna su un globo di colore bianco di grandi dimensioni, procedura che una volta eliminato l’effetto di apparente ovalizzazione di cui soffrono tutti i crateri più ci si allontana dal centro del disco lunare lunare, rese possibile evidenziare la presenza di numerosi bacini da impatto sulla superficie del nostro satellite. L’individuazione del bacino di Schiller - Zucchius risale al 1960 quando un’immagine della regione in oggetto venne rettificata col sistema della proiezione su un grande globo, il quale venne poi rifotografato ponendosi sulla verticale della medesima regione proiettata.
Vediamo ora di osservare in dettaglio questa interessantissima struttura partendo dall’anello più esterno, il cui diametro misura 335 km. Il settore nord-nordest di quella che potrebbe essere definita anche una scarpata, è in gran parte interessato dal grande cratere Schiller, una eccezionale struttura crateriforme di 184 km sull’asse maggiore contornata da pareti ancora molto ben conservate che raggiungono i 4000 metri d’altezza, la cui particolare conformazione ovalizzata (confermata nonostante il processo di rettifica dell’immagine) non ne riconduce certamente l’origine alla fin troppo scontata somma di due o più crateri bensì al presumibile sprofondamento degli strati sovrastanti di un antichissimo enorme accumulo di materiale lavico, anche se la reale causa ci è ignota. In ogni caso la formazione del cratere Schiller, risalente a 3,8 – 3,9 miliardi di anni fa nel periodo geologico Nectariano, è successiva rispetto all’origine dell’omonimo bacino. La cerchia più esterna si estende poi ad interessare tutta l’area fino alla parete orientale di Phocylides (diametro 117 km), toccando le estremità nord dei crateri Zucchius (diametro 66 km – 3300 metri) e Bettinus (diametro 73 km – 3300 metri) passando inoltre fra i crateri Rost (diametro 51 km – 2000 metri) e Rost-A. (diametro 39 km – 1500 metri). I segmenti di questo primo anello che si estendono fra i crateri appena citati, nonostante varie discontinuità, sono costituiti da linee di cresta intervallate da tratti di scarpate poste a delimitare zone in cui ne risulta evidente l’avvenuto sprofondamento da impatto rispetto alla morfologia della regione immediatamente circostante. Vediamo ora l’anello intermedio di 175 km di diametro, il quale interessa a sud il cratere Segner (diametro 70 km – 1300 metri) e ad est-sudest i crateri Weigel e Weigel-B entrambi di 37 km. Da qui in direzione nord questo si sviluppa lungo una catena montuosa fino in prossimità della parete sud di Schiller. Il settore occidentale di questo secondo anello è costituito da linee di cresta di modesta elevazione e transita nei pressi del cratere Schiller-C di 49 chilometri di diametro. Passando all’anello interno, più elusivo ma comunque percepibile il cui diametro è di 85 chilometri, questo interessa una zona quasi completamente pianeggiante in cui oltre a sottili linee di cresta e piccoli craterini vi si notano anche alcuni modesti rilievi collinari in modo particolare nella zona sud-sudest. Ciò che contribuisce ad una non immediata percezione di questo bacino da impatto deriva anche dalla colorazione chiara dei materiali che ne ricoprono lo strato superficiale basaltico rispetto, ad esempio, alla colorazione nettamente più scura che si può osservare nell’area centrale del mare Orientale. Evidentemente si verificò una limitata risalita di materiali magmatici in superficie, alla cui scomparsa contribuì probabilmente anche la successiva frantumazione in loco di numerosi corpi meteoritici.
Osservando un’immagine rettificata della regione in esame ed in relazione ai periodi geologici in cui si formarono le varie strutture crateriformi presenti nell’area in oggetto, se ne deduce che il bacino di Schiller – Zucchius dovrebbe avere un’età di oltre 4,5 miliardi di anni. Infatti, mentre i crateri interessati dall’anello più esterno, Schiller, Phocylides, Bettinus, Rost, si originarono da 3,8 a 3,9 miliardi di anni fa nel periodo geologico Nectariano, appare evidente come i crateri Segner e Weigel la cui formazione risale per entrambi da 3,9 a 4,5 miliardi di anni fa nelle ere geologiche rispettivamente Pre-Nectariana e Pre-Imbriana siano addirittura sovrapposti all’anello intermedio (in modo particolare per il cratere Segner). Infine il più giovane della serie risulta essere il cratere Zucchius quale conseguenza di un impatto meteoritico che un miliardo di anni fa nel periodo Copernicano andò a demolire una porzione di 66 chilometri dell’anello più esterno.
L’area di Schiller–Zucchius promette osservazioni estremamente interessanti. Oltre alla semplice curiosità costituita dalle dimensioni progressive dei tre anelli (85 – 175 – 335 km), questa ci riconduce ad analoghe strutture ormai note agli astrofili tra cui il mare Nectaris con l’anello concentrico più esterno costituito dai monti Altai, ed al mare Imbrium con la cerchia più interna formata dai monti Recti, Teneriffe e Spitzbergen. Ma l’esempio più eclatante rimane sempre il mare Orientale di cui purtroppo telescopicamente riusciamo solo a percepire, in condizioni di librazione favorevole, gli anelli concentrici costituiti dai monti Cordillera (più esterni) e Rook (più interni). Da notare inoltre che il diametro del settore centrale del mare Orientale è identico a quello occupato dall’anello più esterno del bacino di Schiller–Zucchius, mentre l’estensione complessiva raggiunge i 900 chilometri di diametro.
Tra i crateri Schiller e Zucchius quindi un’osservazione ai limiti delle possibilità tecniche e strumentali per gli astrofili dalla Terra, ma che dimostra come la nostra Luna ci riserva sempre nuove sorprese se solo cerchiamo di comprendere meglio la sua morfologia.