Astronomica  Langrenus


La regione lunare di "ARISTARCHUS PLATEAU"

Region of "ARISTARCHUS PLATEAU"


Per William Herschel sembrava un vulcano in eruzione, con un semplice binocolo è perfettamente visibile già durante le eclissi e in luce cinerea, rivelandosi poi come un punto luminosissimo in fase lunare favorevole. Ma se osserviamo anche con un piccolo strumento amatoriale avremo a nostra disposizione una incredibile quantità di dettagli in una regione della Luna di eccezionale interesse sia dal punto di vista geologico che morfologico: si tratta di Aristarchus, un cratere di 41 km di diametro con pareti alte fino a 3000 metri. L’appellativo di punto più luminoso di tutta la superficie lunare è dovuto alla notevole presenza di materiali ad elevatissima albedo sia all’interno del cratere stesso sia all’esterno nella zona immediatamente circostante, con una curiosa prevalenza di questi in modo particolare verso ovest in direzione di Herodotus. La presenza di tali materiali altamente riflettenti è tipica di una struttura relativamente recente, la cui origine risale al periodo geologico Copernicano, non oltre un miliardo di anni fa. Ma in netto e stridente contrasto con tali ejecta altamente riflettenti, dobbiamo considerare che ci troviamo su Aristarchus-Plateau, un vasto altipiano costituito da materiali a bassa albedo la cui differente composizione rispetto alla regione immediatamente circostante ne rivela un’origine derivante dall’accumulo di una parte degli ejecta espulsi nel gigantesco impatto da cui si formò il grande bacino di Imbrium. L’area interessata da questo “plateau” si estende dai crateri Aristarchus – Herodotus in direzione nord fino in prossimità dei monti Agricola, una catena montuosa molto allungata e stretta estesa per circa 160 km in direzione nordest-sudovest per la cui osservazione è richiesto un rifrattore di almeno 100 mm.

La morfologia di questa particolare regione lunare testimonia la complessità della sua evoluzione geologica. Infatti se osservata in prossimità della luna piena questa si rivelerà quasi come un’isola dai contorni vagamente poligonali e di un colore più scuro rispetto all’immensa distesa pianeggiante del Procellarum, sulla quale meno di un miliardo di anni fa si frantumò il bolide da cui si originò Aristarchus, la più recente struttura esistente sul plateau: è una magnifica sequenza, sembra di rivivere la drammatica successione di questi giganteschi sconvolgimenti !!

Sempre con uno strumento di piccolo diametro vi è la possibilità di effettuare dettagliate osservazioni della raggiera che dall’esterno del cratere si sviluppa radialmente in varie direzioni, meglio percepibile quando questo si trova lontano dal terminatore. Un altro dettaglio da non trascurare, col sole alto sull’orizzonte, ed alla portata anche di strumenti amatoriali è costituito dalle bande scure radiali sul lato interno delle pareti, la cui reale natura permane alquanto incerta. Di queste, alcune sono visibili con rifrattori intorno a 100 mm, mentre con diametri maggiori se ne percepiscono fino ad una decina.

In fase lunare di quattro giorni dopo il primo quarto e con Aristarchus in prossimità del terminatore  ne potremo apprezzare l’imponente sistema di terrazzamenti e linee di cresta che dalla sommità delle sue pareti si spingono fino alla platea, in cui vi si notano vari rilievi collinari ed un modesto picco centrale. Trattandosi di una struttura interessata dalla presenza di materiali estremamente riflettenti, l’osservazione telescopica di questo rilievo andrà preferibilmente effettuata con l’ausilio di un filtro neutro o polarizzatore. La cerchia montuosa di Aristarchus appare più ripida sul versante nord, col curioso particolare che il diametro della platea è pari a circa il 50 % della sua larghezza complessiva. E’ altrettanto coinvolgente osservare dettagliatamente la notevole ramificazione delle numerose piccole valli che si sviluppano immediatamente a sud del cratere. In favorevoli condizioni di seeing, dal plenilunio fino quasi alla fase di ultimo quarto, vi è la possibilità di osservare visualmente interessanti differenze di albedo all’interno del cratere in modo particolare in prossimità della parete sud.-sudovest.

Un’altra struttura di notevole importanza in questa regione lunare è Herodotus, un cratere di 36 km di diametro circondato da pareti alte non oltre i 1500 metri, il quale costituisce con Aristarchus una coppia resa ancora più interessante dalle stridenti differenze morfologiche. All’osservazione telescopica appare singolare il notevole contrasto fra queste due strutture. Infatti la platea di Herodotus ha una colorazione nettamente scura, tipica della presenza di materiali magmatici che dall’oceanus Procellarum si riversarono nel cratere fino a colmarlo parzialmente. E’ da notare la quasi completa assenza di materiali riflettenti, situazione tipica di una struttura molto antica la cui origine risale al periodo geologico Imbriano Superiore, da 3,2 a 3,8 miliardi di anni fa. La platea appare relativamente appiattita e priva di un sistema montuoso centrale, mentre si rivelerà interessante l’osservazione telescopica dei numerosi crateri presenti sul fondo di Herodotus, molti dei quali però sono ai limiti dei più comuni strumenti amatoriali. Con un riflettore di almeno 200 mm si potrà osservare sulla parete nord Herodotus-N di 4 km di diametro.

Dopo Aristarchus ed Herodotus passiamo ora alla  Vallis Schroter, una struttura che con la sua imponenza domina incontrastata il panorama di questo plateau. Questa bellissima “Vallis” è comunemente considerata come un antichissimo tubo di materiale lavico ormai collassato, ma da un’attenta osservazione delle sue caratteristiche potrebbe anche trattarsi della frantumazione della crosta in seguito a disastrosi impatti meteoritici. La Schroter inizia presso il cratere Testa del Cobra situato 25 km a nord di Herodotus estendendosi per circa 165 km verso nord piegando poi in direzione ovest, con una larghezza variante nella prima parte da 6 a 10 km, la quale si riduce progressivamente fino a soli 500 metri nella sua parte terminale e con la notevole profondità di circa 1000 mt. Per dettagliate osservazioni della Schroter è necessario un rifrattore di almeno 100 mm di diametro, andando alla ricerca dei numerosi piccoli craterini disseminati sul fondo il quale è per buona parte interessato, oltre che dai detriti provenienti dagli impatti succedutisi durante la storia geologica di questa regione, anche da uno stretto solco ampio non più di 200 mt. L’età della Schroter è di circa 3,2-3,8 miliardi di anni, risalente pertanto al periodo geologico Imbriano.

Le strutture esistenti su Aristarchus Plateau, in modo particolare Herodotus e Aristarchus, da parecchi anni vengono costantemente monitorate in considerazione della presenza di numerosi fenomeni “transienti” la cui natura non è ancora stata completamente chiarita, fenomeni rilevati visualmente anche in epoche passate, ed oggi tenuti “sotto osservazione” con la programmazione di campagne osservative sistematiche.


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