"I Canali di MARTE "
Trascrizione integrale tratta da " ORE SERENE " - Supplemento mensile letterario - scientifico illustrato. Dono del " Corriere delle Maestre " ai suoi abbonati - supplemento n° 8 del 31 Maggio 1908
Il fulgido astro che da parecchio tempo appare ad occidente subito dopo la scomparsa del Sole - già lo sapete - è il pianeta Venere; più a sinistra e più in alto splende, un po' meno vivamente, il grande ma assai più remoto pianeta Giove, intorno al quale venne testè scoperto un ottavo satellite; Marte, invece, del quale vogliamo parlarvi, passa ora quasi inosservato, perchè in posizione sfavorevole e più immerso degli altri nei bagliori del crepuscolo srotino: esso trovasi un po' più basso ed a destra di Venere, di splendore tenue e rossastro.
L'anno passato, di questi giorni, Marte trovavasi, invece, in posizione favorevolissima all'osservazione e passava al meridiano verso l'una del mattino, e poi verso mezzanotte nel periodo dell'opposizione, avvenuta il 6 luglio, ed in quello della sua minima distanza (13 luglio), che l'anno passato era di quasi 62 milioni di chilometri, mentre in circostanze ancor più favorevoli può avvicinarsi a noi fino a 55 milioni, come avverrà nel 1924, 1971, ecc.
Tenute presenti queste cifre, e ricordato che l'ingrandimento utile dei maggiori telescopi non supera le 2000 o 2500 volte, ognuno comprende che Marte visto coi più colossali strumenti appare come si vedrebbe ad occhio nudo se si trovasse soltanto a trentamila chilometri; ma poichè la maggior parte delle osservazioni marziane è fatta con strumenti assai minori è chiaro che i disegni che di esso si fanno mostrano cose tali che dovrebbero vedersi ad occhio nudo alla distanza di 50, o 60, o 100 mila chilometri, e quindi cose molto ma molto grandi.
Giovanni Schiaparelli, che scrutò assiduamente il pianeta Marte, all'Osservatorio di Brera in Milano, dal 1877 al 1890, non dispose mai di ingrandimenti telescopici superiori a 650 volte, eppure fu il primo a segnalare i cosiddetti canali di quel pianeta, nonchè i loro periodici sdoppiamenti, il cui complesso costituisce quel misterioso reticolato che vedesi nell'unito planisfero marziano, disegnato dallo Schiaparelli dal 1877 al 1888 e che riproduciamo dal fascicolo ottavo dell'Astrofilo di Milano.
A cagione del rovesciamento delle immagini prodotto dai cannocchiali astronomici, tutti i planisferi areografici (cioè, di Marte) hanno il nord in basso, il sud in alto, l'est a sinistra e l'ovest a destra; inoltre, poichè le parti oscure si ritengono liquide e le chiare come solide, appare evidente che le terre o continenti di Marte sono attraversati in ogni senso da righe oscure tutte affluenti ai mari od agli oceani, ragione per cui lo Schiaparelli le ha denominate "canali". Riflettendo però che ogni punto visibile in Marte rappresenta un oggetto tondeggiante di 60 a 70 chilometri di diametro, e che ogni linea visibile rappresenta una zona di almeno 30 chilometri di larghezza, si stenta ad ammettere che i canali schiaparelliani siano veri canali nel senso che noi li intendiamo sulla Terra, cioè fossati artificiali per le acque. Infatti, si dice, come credere che i marziani abbiano potuto costruire opere sì colossali? Ma che ne sappiamo noi? E come si può escluderlo? E perchè non potrebbero avere escogitati dei mezzi meccanici potentissimi quanto a noi ignoti ed inconcepibili?
Del resto, siano i canali opera artificiale o naturale, siano o no condutture d'acqua irrigatoria, o mezzi di comunicazione, qui non è il caso di soffermarci, nè di ripetere (come abbiam fatto sull' Emporium di Bergamo di questo mese) tutte le ipotesi fatte intorno ad essi. Qui noi non abbiamo voluto che dare un'idea delle dimensioni e dell'aspetto di questi misteriosi fenomeni marziani affinchè anche i lettori di "Ore Serene" possano seguire con qualche cognizione di causa le discussioni che si vanno facendo sulle riviste e sui giornali intorno a sì curioso argomento.
Che se poi sentirete anche parlare degli abitanti di Marte, non crediate già che debbano essere - se pur ci sono - degli esseri simili a noi. Considerate, sulla nostra Terra, quanta varietà di vita vi offrono il mare, la terra e l'aria eppoi pensate alle altre varietà possibili in mondi sì diversi dal nostro, peggiori o migliori non importa, chè infinite sono le risorse della natura come infinite sono le manifestazioni della vita e l'adattabilità di essa nell'ambiente in cui si produce.
Eppure v'è un dotto inglese - Alfredo Russel Wallace - che non arriva a comprendere e capacitarsi dell'universalità della vita, e quindi nega che vi possano essere altri mondi abitabili, perchè egli non vede - ahimè - la vita che come si vede sulla Terra, e specialmente come appare nell'animale uomo...o donna che sia ! Oh quanto più .... modernista fu l'illustre Padre Secchi quando scrisse " Sarebbe ben angusta veduta quella di voler modellato l'Universo sul tipo del nostro piccolo globo.... la vita empie l'Universo e colla vita va associata l'intelligenza, e come abbondano gli esseri a noi inferiori così possono esistere di quelli immensamente più capaci...." locchè, aggiungiamo noi, è più che desiderabile.....anche per il prestigio della Provvidenza.
Milano, Maggio 1908 Cap. ISIDORO BARONI