Astronomica Langrenus
Il mare FRIGORIS, settore est
East sector of Mare FRIGORIS
E chi l’ha detto che le pianure lunari hanno tutte una forma circolare ? Il mare Frigoris è il classico esempio di area pianeggiante dalla conformazione assolutamente atipica rispetto alla consueta tipologia di queste strutture. Infatti Frigoris, o “Mare del Freddo”, denominazione apparsa per la prima volta nella mappa lunare del Grimaldi, poi conosciuto anche come Mare Astrologorum nella mappa di Van Langren (1645) e Mare Hyperboreum nella successiva carta lunare di Hevelius del 1647, si estende lungo i paralleli per una lunghezza di circa 1800 chilometri ed una larghezza media di 200-230 km occupando una superficie di 220.000 kmq tra la fascia montuosa a nord di Imbrium e la vasta regione polare situata ancora più a nord. In questa prima parte concentriamo la nostra attenzione sul settore orientale di Frigoris, compreso fra il Lacus Mortis, ed i crateri Gartner ed Aristoteles, cercando di analizzarne la morfologia e con una visita alle principali strutture presenti. Provenendo dalle estreme regioni nord orientali della Luna ed osservando in direzione ovest, il mare Frigoris si presenta come una vastissima distesa cosparsa da una grande quantità di piccoli crateri, modesti rilievi collinari e ragnatele di bassi corrugamenti oltre a sottili e sinuosi solchi, fino a giungere in prossimità di Aristoteles che si può considerare la principale struttura crateriforme di questa regione. Alla latitudine di 50,2° nord e 17,4° est l’individuazione di questo cratere non presenta particolari difficoltà in quanto sarà sufficiente orientare il telescopio, basta un rifrattore di soli 50 mm con fase di 6 giorni dopo la Luna Nuova, nella zona a nord della confluenza fra Imbrium e Serenitatis, tra l’altro ormai nota a moltissimi astrofili.
In luce solare relativamente radente Aristoteles si presenta in tutta la sua imponenza al punto da presentare una morfologia molto simile all’altrettanto imponente struttura di Copernicus, con un diametro di 90 chilometri e pareti alte fino a circa 3700 metri. Il fondo del cratere si presenta prevalentemente pianeggiante con la completa assenza di un sistema montuoso centrale, mentre vi sono alcuni modesti rilievi in posizione decentrata. Sul fondo si possono notare anche vari piccoli crateri con diametro non superiore a 3-5 km in particolare nella zona est-sudest. Il sistema montuoso che circonda Aristoteles è costituito da imponenti pareti i cui terrazzamenti concentrici si estendono fino alla platea, tranne che sulla porzione ovest-sudovest in cui prevalgono numerose piccole valli orientate radialmente verso il fondo del cratere. Dalla sommità le pareti di Aristoteles digradano verso l’esterno del cratere in una notevole ramificazione di strette e lunghe vallate, linee di cresta e fenditure del suolo lunare, su cui è possibile osservare una grande quantità di allineamenti di piccoli crateri: una regione estesa radialmente per un raggio di 100-120 km intorno al cratere la cui storia geologica estremamente tormentata, in netto contrasto con l’apparente tranquillità del fondo di Aristoteles, ci riconduce agli stessi giganteschi sconvolgimenti che furono all’origine del fratello “Copernicus”. Interessante osservare la rima Aristoteles a nord dell’omonimo cratere. Immediatamente ad est, praticamente a ridosso della parete orientale, si trova Mitchell, un cratere di 30 km di diametro con pareti alte 1250 metri, la cui origine risale da 3,2 a 3,8 miliardi di anni fa nel periodo geologico Imbriano mentre Aristoteles, di cui appare netta la parziale sovrapposizione rispetto a Mitchell, si formò da 1 a 3,2 miliardi di anni fa nell’era geologica Eratosteniana. Nel suo “La Luna” Alfonso Fresa, dopo avere citato gli edifici vulcanici di Aristillus e Copernicus, scrive “” (….) La stessa fisionomia si riscontra nel grosso cratere di Aristotile che troneggia tra il Mare del Freddo, la Valle della Morte e le Alpi; le sue pendici a nord si confondono con le pendici di Eudosso, e le venature appaiono molto più numerose e rettilinee. Questo vulcano fu da Madler ritenuto come il centro di tutte le forze attive della grande regione circostante. “”
Il settore orientale del mare Frigoris preso in esame in questa prima parte, è delimitato a sud dall’area del Lacus Mortis (estesa per circa 150 km) in cui vi si può osservare il cratere Burg (41 km) con l’interessante reticolo delle omonime rime. E’ di estremo interesse notare come l’origine del Lacus Mortis risalga da 3,8 a ben 4,5 miliardi di anni fa, in netto contrasto con l’età geologica delle rime Burg (da 3,2 a 3,8 miliardi di anni nell’era Imbriana) fino all’omonimo cratere centrale (Burg), il più recente, originatosi non più di 1 miliardo di anni fa nel periodo Copernicano: come vedete abbiamo a nostra disposizione circa 4 miliardi di anni della turbolenta storia geologica del nostro satellite in non più di 150 km.
Fra le principali strutture presenti sul lato nord del settore orientale di Frigoris, l’antico “Glaciei Stagnum” noto nella mappa lunare di Riccioli del 1651, è doveroso citare i crateri Gartner (105 km), Democritus (41 km), Kane (56 km), il cratere Sheepshanks (26 km) unitamente alla omonima rima estesa lungo i paralleli per circa 200 km, la quale però non è osservabile dalla Terra se non con telescopi di oltre 500 mm di diametro. Oltre al cratere Galle, di 22 chilometri, se osserveremo a sud di Aristoteles in direzione dei monti Caucasus potremo ammirare Eudoxus, un bel cratere di 70 km di diametro e con pareti alte 3350 metri. Più ad occidente il cratere quasi completamente sepolto denominato Egede, ma da qui partiremo per il prossimo articolo.