"Espero e Lucifero"

 

Trascrizione integrale tratta da  " ORE  SERENE " - Supplemento mensile letterario - scientifico illustrato. Dono del  " Corriere delle Maestre "  ai suoi abbonati  -  supplemento n° 7 del  12 Aprile  1908

 

      

     Che gli animali......quadrupedi non si occupino delle cose belle che mostra il Cielo è naturale perchè il loro muso si allunga sempre verso terra in cerca di pastura, ma che altrettanto succeda a dei bipedi implumi è cosa che noi non sappiamo assolutamente comprendere, e che interpretiamo come un indizio grave di abbruttimento. Eppure quanta parte della umanità rimane indifferente dinanzi al sublime spettacolo del firmamento !

     Di quando in quando, però, il Cielo offre dei fenomeni che riescono a colpire anche gli occhi più distratti: eclissi, comete, stelle cadenti, ecc. Attualmente, invece, è il pianeta Venere che attira su di sè l'attenzione di tutti coloro i quali volgono, sia pure per caso, lo sguardo verso occidente, o meglio verso sud-ovest, durante i crepuscoli serotini, ed anche più tardi, fin quasi alle 22.

     Lo splendore di Venere è ora meraviglioso, assai più di Giove, che brilla più in alto, a sinistra di Venere, splendore che andrà aumentando ancora fino a raggiungere il suo massimo verso la metà di maggio.

     Quando Venere rifulge di sera ad occidente - come adesso - prende il nome di Espero, o Stella della sera o del pastore, quando invece è visibile al mattino, verso levante, prima del Sole, chiamasi Lucifero, Fosforo o Stella del mattino. I primi osservatori del cielo ritennero per lunghi secoli che si trattasse di due astri distinti, ma è certo che già ai tempi di Pitagora (550 av. C.) n'era nota l'identità, scoperta, forse, in Oriente, nella Caldea od in Egitto.

     Per bene intendere i fenomeni ed il corso di questo splendido pianeta, esaminiamo attentamente l'unita figura. L'orbita di Venere è interna rispetto a quella della nostra Terra, ed i raggi ed i raggi di esse stanno fra loro come 72 a 100, l'uno essendo di 108 e l'altro di 150 milioni di chilometri. Venere gira intorno al Sole in 225 e la Terra in 365 giorni, sì che - supponendo ferma la Terra - la rivoluzione sinodica di Venere (ossia il tempo che impiega a ritornare nella stessa posizione rispetto alla Terra) risulta di 584 giorni.

     Quando Venere trovasi tra noi ed il Sole dicesi in congiunzione inferiore ( C I ); quando è sulla stessa linea, ma al di là del Sole, dicesi in congiunzione superiore, ed in tali posizioni il pianeta è invisibile perchè immerso nella gran luce solare. A 221 giorni di distanza dalla congiunzione superiore, ovvero 71 giorni prima e dopo della congiunzione inferiore, Venere si trova nelle sue massime elongazioni ( M E ed E ) ossia raggiunge il massimo distacco, o la maggiore distanza angolare dal Sole (da 45 a 47 gradi), presso le quali elongazioni (a 20 giorni di differenza) raggiunge anche il suo massimo splendore ( M S ).

     Considerando ora che tutti i movimenti degli astri a noi appaiono come proiettati sulla volta celeste, comprenderemo facilmente come il pianeta Venere ci sembrerà oscillare, con variabile velocità, da una parte e dall'altra del Sole lungo l'arco tracciato nella parte superiore della figura e nelle direzioni indicate dalle frecce.

     Le date scritte sul disegno indicano le epoche prossime delle posizioni fondamentali del pianeta, e possono servire di base per calcolarne le passate e le future. Gli astronomi non sono ancora d'accordo sul calcolo delle epoche del massimo splendore di Venere, ma noi abbiamo adottate quelle ottenute dal bravo astrofilo  sig. Enzo Mora di Sequals (Udine) colle formole pubblicate nei fascicoli 12 e 14 del nostro "Astrofilo", e tali epoche sono quelle scritte ai due lati della figura, e sottolineate, le altre si riferiscono alle elongazioni e le superiori alle congiunzioni.

     Non sarà, infine, discaro ai nostri lettori l'intrattenerci un momento su una interessante questione dantesca connessa, appunto, al corso del pianeta Venere.

     E' noto che la fantastica visione dantesca, l'epoca, cioè, del mistico viaggio di Dante attraverso le tre supposte sedi dei trapassati, viene generalmente fissata tra la fine di marzo ed il principio di aprile dell'anno 1300, il che concorda specialmente coi passi storici della Divina Commedia. Ma non è così dei passi astronomici, i quali - come ha dimostrato il prof. Angelitti, direttore dell'Osservatorio di Palermo - concordano assai meglio col marzo - aprile 1301.

     Infatti, limitandoci alla terzina (Purg. I,  19-21), nella quale il Poeta dice che:

" Lo bel pianeta che ad amar conforta,

Faceva tutto rider l'oriente,

Velando i Pesci ch'erano in sua scorta, "

noi dovremmo ritenere che il pianeta Venere sorgesse, allora, circa due ore prima del Sole (in Ariete) e si trovasse nella costellazione dei Pesci, come stella del mattino.

     Proviamo a fare un calcolo abbastanza approssimato. Dal 1° aprile 1300 al 1° aprile 1908 corrono 608 anni, dei quali 459 comuni (o di 365 giorni) e 149 bisestili (o di 366 giorni), ossia, complessivamente, 222069 giorni, che si riducono, in realtà, a 222059 per i 10 giorni soppressi da Gregorio XIII nel 1582.

     Ora, dividendo questo intervallo di tempo per giorni 583,92 (rivoluzione sinodica di Venere) troviamo 380 rivoluzioni complete più 169 giorni, il che vuol dire che al 1° aprile 1908 Venere aveva oltrepassato di 169 giorni il punto corrispondente al 1° aprile 1300. E poichè (vedi figura) al primo corrente aprile Venere si trovava a soli 25 giorni dalla massima elongazione serotina, ne consegue che 169 giorni prima era a 27 giorni dalla sua congiunzione superiore, e quindi già "stella della sera", contrariamente all'asserto dantesco riferito al 1300. Riportandoci, invece, al 1301, troviamo, difatti, che ai primi d'aprile Venere era "stella del mattino" ed aveva di poco oltrepassata la massima elongazione mattutina, il che corrisponde perfettamente alla surriferita terzina, tanto da ribadire l'opinione del 1301 come anno della visione dantesca. Ma poichè le posizioni astronomiche della Commedia Dante le ha calcolate o desunte dall'Almanacco testè illustrato dai PP. Melzi e Boffito (1) noi riteniamo più logico l'attenersi ai passi storici, e quindi al 1300.

                 Milano, aprile 1908                                                                                        Cap.  ISIDORO BARONI

 

1)  Il Poema dantesco vene scritto e compiuto parecchi anni dopo l'epoca assegnata al mistico viaggio, e pare certo che Dante abbia desunte le posizioni dei corpi celesti dall' Almanach perpetuum del rabbino Prophacius di Marsiglia. Una copia di tale Almanach venne trovata dal P. Boffito in una codice laurenziano, e pubblicata con eruditissime illustrazioni del Boffito stesso e del P. Camillo Melzi d'Eril (entrambi dell'Istituto alla Querce di Firenze) in edizione di gran lusso (L. 30) dall'Olschkj, a Firenze, nel febbraio 1908, col titolo: Almanach Dantis Aligherii.