Astronomica Langrenus
Il Mare CRISIUM
La presenza di una sottile falce crescente subito dopo la Luna Nuova ha sempre attirato l’attenzione di tutti fin dalle più antiche popolazioni, come per dare il benvenuto all’approssimarsi di un nuovo ciclo lunare. Il dettaglio che più colpisce, col nostro satellite in fase di 2 giorni, è una macchia scura di forma ellittica ben distinta sulla superficie illuminata, situata poco a nord dell’equatore lunare. Se osserviamo con un binocolo, tale percezione migliora notevolmente consentendo di distinguere nettamente le aree scure delle zone pianeggianti rispetto alla colorazione più chiara degli altopiani. Passando poi all’oculare di un telescopio amatoriale anche di piccolo diametro osserviamo in dettaglio una regione compresa fra 10° e 25° di latitudine Nord e fra 50° e 70° di longitudine Est: si tratta del Mare Crisium, una pianura originatasi da un cratere da impatto con successiva emissione di lava dal sottosuolo, evento risalente a circa 4 miliardi di anni fa nell’Era geologica definita Nectariana, in cui si formarono anche i bacini di Humorum, Nectaris e Fecounditatis.
Lo schiacciamento prospettico dovuto alla collocazione del Mare Crisium in prossimità del bordo lunare a noi visibile ne conferisce una conformazione apparentemente ellittica, mentre da rilevamenti effettuati dalle sonde Orbiter ne risulta una lunghezza di 440 chilometri fra le estremità nord-sud e di 560 chilometri fra le estremità est-ovest, con una superficie complessiva di circa 180.000 kmq. L’antico Mare delle Crisi secondo la denominazione introdotta nel 1651 dal Grimaldi, allievo di Riccioli, oppure la Mortis Palus (da non confondere col Lacus Mortis, ubicato molto più a nord) secondo la mappa lunare di Hevelius del 1647, oltre ad essere l’unico bacino lunare completamente isolato da altre strutture simili, presenta una platea con una colorazione nettamente scura ed in cui ad una osservazione distratta vi si notano solamente due principali strutture crateriformi, ubicate entrambe nel settore occidentale: Picard, diametro di 35 chilometri e pareti di 2220 metri e, più a nord, Peirce con diametro di 24 chilometri e pareti di 1800 metri. Ma se siamo intenzionati a studiare in dettaglio la regione di Crisium, ben presto ci accorgeremo che questa può offrire parecchio materiale di estremo interesse. Ad esempio è sufficiente orientare il nostro telescopio ad ovest – sudovest di Picard per osservare Lick e Yerkes, due interessanti esempi di crateri quasi completamente sommersi dalla regolite e di cui emerge solo la parte sommitale delle pareti con un diametro rispettivamente di 31 e 36 chilometri. La piana di Crisium inoltre è solcata da due principali sistemi di corrugamenti orientati entrambi in direzione nord-sud. Infatti in prossimità del margine orientale possiamo vedere le Dorsali Harker, estese per circa 200 chilometri, mentre a breve distanza dai bastioni occidentali si sviluppa la Dorsale Oppel per una lunghezza di 300 chilometri fra Lick e la zona di Peirce.
Visto che ci troviamo in prossimità del margine ovest di Crisium non può mancare una tappa praticamente obbligata ai promontori Lavinium (sud) ed Olivium (nord) alti rispettivamente 1700 e 2070 metri l’uno di fronte all’altro, separati da un varco di circa 4 chilometri. Il 29 Luglio 1953 John O’ Neill affermò di avere osservato attraverso un rifrattore di soli 100 mm una gigantesca struttura a ponte estesa fra Cape Lavinium e Cape Olivium, dettaglio successivamente smentito anche dalle moderne osservazioni effettuate nella stessa area. In prossimità del margine orientale di Crisium, a condizione di una librazione favorevole, possiamo osservare in fase lunare di 1 giorno il promontorio Agarum (14°N – 66°E) alto 3300 metri, mentre poco più a sud è interessante il monte Usov (12°N – 63°E), con la sua base di 15 chilometri. Tornando al fondo di Crisium non sono pochi i piccoli crateri che potremo cercare col nostro telescopio in condizione di luce solare radente, soggetti sempre utili non solo per testare le ottiche degli strumenti ma anche per incentivare e sviluppare un’attività di ricerca svolta singolarmente o in gruppo. Tra questi vi è Curtis (ex Picard-Z) ad est di Picard mentre in prossimità del centro di Crisium si potrà andare alla ricerca di Eckert, entrambi col diametro di soli 3 chilometri. Nel settore sudest si può osservare il cratere Fahrenheit di 6 chilometri e sui bastioni montuosi meridionali Shapley (ex Picard-H), con un diametro di 23 chilometri. Inoltre vi sono altri crateri tra cui Swift (ex Peirce-B) con diametro di 11 chilometri presso il settore di nordovest, Greaves (ex Lick-D) con diametro di 14 chilometri nella zona sud occidentale e Glaisher, con diametro di 16 chilometri situato poco a sud di Cape Lavinium. Interessante anche Yerkes-E di 10 chilometri, a nord dell’omonimo cratere sepolto. Infine sul fondo di Crisium si possono individuare numerosi microcrateri contornati da macchie chiare, segno evidente di una loro formazione risalente ad epoche relativamente recenti.
Come si vede anche il mare Crisium consente all’astrofilo di effettuare interessanti e dettagliate osservazioni di strutture crateriformi di vario diametro, crateri sepolti, sistemi di corrugamenti e picchi montuosi se avrà l’accortezza, unita ad una buona dose di fortuna, di osservare nelle poche serate con scarsa turbolenza abbinate alla condizione di luce solare radente ed alla contemporanea assenza di nuvole, ingredienti di un mix ideale che ogni appassionato vorrebbe avere a propria disposizione almeno una volta al mese !! Chi eventualmente non fosse ancora soddisfatto potrà dedicare le proprie residue energie alla metodica, paziente e spesso infruttuosa (ma sempre interessante) ricerca dei TLP. Esiste infatti una casistica di osservazioni di fenomeni lunari transienti che riguardano l’area di Crisium da quando la presenza di una nebbia persistente venne segnalata da Cassini nel 1672, seguita da osservazioni di macchie di colore chiaro e nebulosità risalenti al 1774. Anche in epoche successive si susseguirono avvistamenti di macchie chiare e nebulosità varie fino a poche decine di anni or sono. In “La Luna” (1933) A. Fresa cita testualmente: “”Schroter (….) afferma inoltre di aver visto nel Mare delle Crisi, per circa un mese, un cratere isolato dell’ampiezza di oltre cinque chilometri; non avendolo in seguito più rintracciato, egli propende per la sua scomparsa.”” L’esplorazione automatica della Luna ha interessato anche il mare Crisium, quando nel 1969 la sonda sovietica Luna 15 si schiantò al suolo, mentre nel 1974 e 1976 le sonde Luna 23 e Luna 24 scesero sul fondo di Crisium per attività di perforazione e campionamento.
Volendo
dare uno sguardo veloce all’area immediatamente circostante, possiamo
citare il mare Anguis (10.000 kmq) situato sul margine nordest di Crisium,
mentre sul margine ovest vediamo la Palus Somnii (25.000 kmq) estesa fra
Crisium e Tranquillitatis a breve distanza da Proclus. Questo interessante
cratere di 28 chilometri merita una citazione per la sua luminosità e per
le zone chiare e scure osservabili nella platea. Da Proclus inoltre si
sviluppa una luminosa raggiera di cui un segmento interessa la piana di
Crisium. L’area montuosa immediatamente a sud, definita “Vigoris
Terra” nella mappa del Riccioli nel 1651, ci conduce ai crateri Azout,
Firmicus ed Apollonius, in vista del mare Fecounditatis. Immediatamente a
nord di Crisium, i crateri Macrobius e Cleomedes ci separano dal settore
nord orientale della Luna.