Astronomica Langrenus
Il cratere CLAVIUS
L’altipiano meridionale della Luna, regione in cui la craterizzazione ha raggiunto punte elevatissime a causa del caotico sovrapporsi di impatti meteoritici in seguito ad eventi catastrofici la cui massima intensità si ebbe nei primi 700-800 milioni di anni di vita del nostro satellite, ad un primo esame si distingue dalle pianure a causa della colorazione più chiara dovuta prevalentemente dalla presenza di anortositi, costituite da silicato di calcio e alluminio. Tipico di queste regioni è il KREEP, rocce contenenti potassio, terre rare e fosforo. In contrasto col colore generalmente più scuro del basalto delle regioni pianeggianti. Ed è proprio sull’altipiano meridionale che si trova Clavius (58° Sud – 14° Ovest) una delle più antiche ed estese strutture crateriformi esistenti sulla superficie lunare che, contornato da pareti alte fino a 4600 metri e con un diametro di 220 chilometri, ha il fondo situato ad una quota inferiore rispetto al livello medio della regione circostante.
Per individuarne l’esatta collocazione, è sufficiente osservare la regione fra Tycho e l’estremità meridionale della Luna: si può notare come vi siano quattro grandi crateri disposti a croce, di cui Tycho è il vertice nord mentre Clavius è il vertice sud. Alle estremità ovest ed est di questa ipotetica figura a croce vi sono rispettivamente i crateri Longomontanus e Maginus. Avrete notato, oltre all’effetto di ovalizzazione introdotto dallo schiacciamento prospettico, come nella platea di Clavius non vi sia la presenza di un rilievo montuoso centrale, sia esso singolo oppure strutturato in sistema multiplo (come ad esempio in Theophilus, Tycho, Gassendi, Eratosthenes ed altri), mentre il fondo è cosparso di numerosi crateri. Pertanto anche in considerazione della sua notevole estensione, questa grande struttura potrebbe rientrare nella famiglia dei circhi lunari come Plato ed Archimedes. I principali crateri visibili nella platea sono Clavius D (diametro 32 chilometri con pareti alte 2610 metri) e Clavius C (diametro di 20 chilometri con pareti alte 1720 metri). Clavius C e D fanno parte di un sistema di sei crateri disposti ad arco e con dimensioni progressivamente decrescenti. Infatti si va dai 40 chilometri di Rutherford, ai già citati Clavius D e C, poi Clavius N di 13 chilometri, Clavius J di 12 chilometri ed infine Clavius JA di 8 chilometri nei pressi della parete di sudest. I sei crateri appena visti sono alla portata di un piccolo rifrattore di 60 mm come di un newtoniano di 114 mm.
Anche i bastioni intorno a Clavius portano evidenti i segni del progressivo caotico bombardamento meteoritico. Infatti sul lato nordest vi è un cratere, Porter, del diametro di 47 chilometri ed alto 2850 metri, mentre in prossimità della parete sud il già citato Rutherford (di 40 chilometri ed alto 2870 metri). Infine sui bastioni est-sudest vi sono Clavius K ed L. Clavius esibisce dettagli che costituiscono un ottimo banco di prova per i telescopi generalmente utilizzati dagli astrofili. Nella platea di Porter vi sono 5 piccoli craterini alti circa 500 metri, difficile test anche per strumenti del diametro di 50 centimetri. Tornando sul fondo di Clavius, i piccoli crateri presenti tra Clavius D e Rutherford sono soggetti difficili anche per telescopi di 30 centimetri. Dalla parete settentrionale di Rutherford si irradiano vari corrugamenti del suolo in direzione di Clavius D: probabili oggetti di una sfida per vedere quanti si riesce ad individuarne. Sempre all’interno della platea alcune depressioni sono percepibili con telescopi di apertura non inferiore ai 35 centimetri, mentre fra Clavius D e Clavius C l’osservazione dettagliata di una piccola faglia richiede strumenti di almeno mezzo metro. Inoltre per gli astrofili ancora più esigenti e perennemente alla ricerca di record personali, dovrebbe essere stimolante lo studio dei numerosi microcrateri presenti sul fondo della platea, il test ideale per mettere a dura prova il potere risolutivo di piccoli e medi strumenti. Ad esempio oggetto di sfida potrebbero essere alcune depressioni fra Clavus C ed N, oppure i tre craterini (diametro di circa 10 chilometri) affiancati in linea retta e con i bordi a contatto visibili nel settore di sudovest, alla portata di un buon strumento di 20 cm riflettore.
In immagini del 12-05-2000 con la Luna in fase di 9 giorni, ottenute con telescopio S.C. da 254 mm F10 e telecamera in b/n al fuoco diretto con filtro rosso, si nota un segmento apparentemente rettilineo che dall’area di Blancanus (in ombra), supera la parete meridionale a lato di Clavius K e confluisce nella platea andando a terminare in direzione di Clavius C dopo avere intersecato un altro segmento dalle identiche caratteristiche. Si tratta di un sottile solco? la struttura in oggetto non sembra nemmeno costituita da una delle “catene” di piccoli craterini abbastanza frequenti sulla Luna. Sarebbe interessante confrontare altre immagini o reports di osservazioni visuali che rivelino lo stesso dettaglio, eventualmente ripreso con differenti condizioni di illuminazione solare. Immediatamente a sud-sudovest di Clavius vi sono i crateri Scheiner e Blancanus, rispettivamente di 112 e 98 chilometri. A sud-sudest Gruemberger e Cysatus, di 64 e 45 chilometri separano Clavius da Moretus, cratere di 120 chilometri e pareti alte 5000 metri. Ad oriente di Clavius vi è il cratere Maginus di 176 chilometri; a nord Tycho, di 89 chilometri ed infine ad ovest il cratere Longomomtanus del diametro di 148 chilometri. Inoltre, come se non bastasse, in Clavius è stato anche osservato un fenomeno lunare transiente. Pertanto il materiale su cui lavorare non manca certamente !
L’osservazione
telescopica di Clavius fornisce i migliori risultati se effettuata in
prossimità della fase lunare di 9 giorni, quando l’angolo di incidenza
della radiazione solare consente uno studio dettagliato di un’infinità di
particolari al limite delle possibilità strumentali di telescopi anche di
medio e grande diametro dando per scontato che turbolenza e nubi, purtroppo
sempre in agguato, non intendano guastare la serata. Per osservare Clavius
non è necessario disporre di potenti e costosi strumenti. Infatti l’astrofilo
potrà ottenere grandi soddisfazioni dal proprio telescopio anche se di
piccolo diametro, senza frustrazioni e traendo lo stimolo necessario a
trasformare ogni sessione osservativa in una sfida con se stesso e con altri
appassionati. Senza dimenticare l’osservazione visuale: soffermarsi anche
a lungo su un piccolo cratere o su un elusivo dettaglio significa poter
osservare la Luna in una dimensione che un’immagine, anche se di ottima
qualità, non può dare. Infine
quando Clavius progressivamente si allontana dal terminatore tanta ricchezza
di dettagli diviene sempre meno percepibile, lasciando il posto
all’espandersi inesorabile della grande raggiera di Tycho su tutto il
paesaggio circostante.
Il
nome Clavius venne assegnato dal Riccioli nell’anno 1651 - Cristoforo
Clavio, nome umanistico di Cristoph Sclüsse (1537-1612): gesuita tedesco,
matematico e astronomo amico di Galileo; collaborò alla riforma gregoriana
del calendario (1582) e pubblicò un'edizione latina degli Elementi
di Euclide; ebbe una disputa con Galileo sulla natura dei corpi celesti ed
in particolare della Luna.