"Il  Calendario  Etiopico"

Il principio del XX secolo in Abissinia

 

Trascrizione integrale tratta da  " ORE  SERENE " - Supplemento mensile letterario - scientifico illustrato. Dono del  " Corriere delle Maestre "  ai suoi abbonati  -  supplemento n° 11  del 30 Agosto 1908

 

 

     Come la storia, così anche la cronologia degli Etiopi più remoti ci è ignota, od appare molto incerta e leggendaria. Sembra, tuttavia, che abbiano seguito, almeno in tempi relativamente più prossimi, il calendario egiziano, adottando anche le modificazioni apportatevi dagli alessandrini. Comunque, poco o nulla sappiamo di positivo intorno alla cronologia etiopica nei secoli anteriori all'era volgare.

     Secondo le recenti ricerche di Dillmann, la religione cristiana sarebbe stata introdotta in Abissinia verso l'anno 350 d. C. da S. Frumenzio, e con essa venne pure introdotto il calendario dei cofti, od antichi cristiani d'Egitto, nonchè la loro era, secondo la quale - giusta il computo di Giulio Africano - la nascita di Cristo anticipa di circa otto anni sull'epoca assegnatale da Fra Dionigi il Piccolo, che è quella oggidì quasi generalmente adottata, sebbene riconosciuta erronea. Ma oramai l'errore è troppo vecchio, troppo diffuso e consacrato in troppi monumenti, per poterlo correggere, almeno finchè l'umanità non si accordi nella scelta d'un'era ben precisata e più razionale.

     Prendendo e lasciando, però, le cose come stanno, la differenza costante tra la enumerazione degli anni di Cristo secondo il calendario abissino e secondo il gregoriano (da noi usato) è di circa 8 anni, e diciamo circa perchè i capodanni etiopici non coincidono coi nostri, ma cadono nella seconda settimana del nostro settembre dell'anno gregoriano, superiore di sette unità su quello abissino che comincia, dimodochè otto mesi dell'anno etiopico vengono ad incrociarsi coll'anno gregoriano superiore di otto unità al corrispondente anno abissino, e soltanto quattro mesi con l'anno gregoriano superiore di sette unità.

     Per meglio intenderci veniamo al caso pratico:

e così via. Come cedesi l'anno etiopico 1901 abbraccia quasi quattro mesi del nostro 1908 ed oltre otto mesi del 1909. Siccome poi col 1901 comincia, per l'Abissinia,il secolo XX, dal prospetto si ha che il primo giorno del nuovo secolo abissinese è imminente, cadendo all'11 del p. v. settembre.

     Ma non sono qui tutte le differenze cronologiche tra il nostro ed il calendario del buon Menelik e della graziosa Taitù. Anche l'anno etiope ha 12 mesi, ma tutti di 30 giorni, così successivamente denominati:

     Ma poichè 12 mesi di 30 giorni fanno soltanto 360 giorni, così, per ragguagliare l'anno solare, aggiungono, dopo il 30 di Nahasiè, cinque giorni complementari detti pagumiè, che portano a sei nei bisestili. Avvertasi, a questo proposito, che sono, per gli etiopici, anni bisestili (o di 366 giorni) quelli i quali, divisi per quattro, danno per resto tre (e non zero, come nel nostro calendario), diguisachè gli ultimi bisestili abissini furono il 1895 ed il 1899, ed i prossimi futuri il 1903, 1907, ecc. Inoltre, essi danno a ciascun anno il nome di un evangelista, e precisamente chiamano:

     La figura da noi composta, portante nel centro lo stemma dell'Abissinia, dà per i quattro anni etiopici 1901 (comune), 1902 (comune), 1903 (bisestile) e 1904 (comune) il nome del rispettivo evangelista, e la data gregoriana in cui essi cominciano, ossia in cui cadono i rispettivi capodanni, o primo giorno del mese di Mascarem. Aumentando successivamente di una unità tutti gli anni indicati nella figura (sì etiopici che gregoriani) si otterranno tutte le corrispondenze del secolo ventesimo, nel quale i capodanni abissini cadranno sempre all'11 ed al 12 settembre, date che variano, però, di secolo in secolo rispetto al calendario gregoriano.

     Salvo le denominazioni dei giorni, gli abissini hanno comune con noi anche la settimana. Le loro domeniche dette Ehud, coincidono colle nostre, ed i successivi giorni sono chiamati:

     Moltissime sono le feste abissine. Il Franzoi ne ha enumerate 217, ed è curioso rilevare che le principali tra esse, come la natività di Cristo, la festa di Mariam, quelle di Abramo, Isacco e Giacobbe, dell'arcangelo Micael, ecc. sono ripetute ogni mese negli stessi giorni, e, più ancora che il Natale e la Pasqua, solennizzano il Maskal, o l'esaltazione della Croce, il 16 Mascarem.

     Se non vi dispiace, aggiungeremo, , infine, che il famigerato trattato di Uccialli, origine di tante sventure nostre, porta la data abissina del 25 Maizià 1881, equivalente al nostro 2 maggio 1889, e che il disastro di Abba Carima, l'indimenticabile 1° marzo 1896, corrisponde al 23 Jecatit 1888 del calendario abissino, nel quale  - e non a torto - quel giorno è ora segnato come una festa!

                       Milano,  agosto 1908                                                                              Cap. ISIDORO  BARONI