Astronomica Langrenus
Montes APPENNINES
Sulla Terra, nell’arco di centinaia di milioni di anni la pressione esercitata dalle placche continentali alla deriva provocò il lento sollevamento di vaste regioni con la conseguente formazione di catene montuose più o meno imponenti. Al contrario, a causa della loro differente storia geologica, i monti che possiamo osservare sulla superficie della Luna non hanno avuto la stessa origine in quanto sul nostro satellite non esiste la deriva delle masse continentali. Se osserviamo una panoramica del mare Imbrium potremo notare come i confini di questa grande pianura siano costituiti da un susseguirsi di catene montuose: infatti si va dagli Appennini al Caucasus, dalle Alpi ai monti Teneriffe, Jura, Harbinger e Carpathus, mentre vi sono anche picchi più o meno isolati tra cui gli Spitzbergen, Pico e Piton. Questo starebbe a dimostrare che le strutture che oggi osserviamo intorno al mare Imbrium così come intorno ad altre pianure dalla forma circolare, altro non sono che quanto rimane delle antichissime pareti di un’enorme cratere (il mare Imbrium, appunto) originato dal catastrofico impatto di un grande asteroide sulla superficie lunare circa 3,7 – 3,9 miliardi di anni fa nell’era geologica denominata Imbriana. La conseguente gigantesca onda d’urto provocò la formazione di monti, corrugamenti e fratture con successiva fuoriuscita di notevoli masse di materiale lavico dal sottosuolo.
Dopo averne compreso la probabile origine, passiamo ora ad analizzare in dettaglio gli Appennini, una delle più imponenti catene montuose presenti sulla Luna, oltre che tra le più belle e fotogeniche, in una regione che nella mappa del Riccioli era nota come la “Nivis Terra”. Una caratteristica che non può sfuggire osservando questi monti riguarda la differente conformazione che contraddistingue il versante occidentale rivolto verso il mare Imbrium rispetto a quello orientale. Infatti appare evidente il ripidissimo pendio che caratterizza gran parte delle cime rivolte verso il mare Imbrium in netto contrasto col dolce digradare di questi monti lungo il loro versante orientale, quello che si affaccia sulla piana del mare Vaporum dove lungo questi pendii è molto interessante l’osservazione telescopica del ramificarsi di numerose vallate secondarie intervallate da vari piccoli crateri.
Immediatamente ad est del cratere Eratosthenes (60 chilometri di diametro con pareti alte 3900 metri), si innalzano i primi contrafforti degli Appennini posti a delimitare, in questa zona, il margine meridionale del mare Imbrium dal lato nord del Sinus Aestuum. Nella carta lunare di Hevelius questa regione era conosciuta come “Romania”. Dopo una prima parte con rilievi di modeste dimensioni, gli Appennini si distendono ad arco in direzione nord – nordest per circa 950 chilometri ed allontanatisi dal Sinus Aestuum assumono l’imponente mole che li contraddistingue. Vi è poi tutto un susseguirsi di picchi e di valli profonde: infatti notiamo poco oltre Eratosthenes il monte Wolff alto 3500 metri con la base di 35 chilometri e più a nord il monte Serao di 2370 metri. Vi sono inoltre il monte Ampère esteso per 30 chilometri ed alto 3000 metri, il monte Huygens alto 5500 metri con estensione di 40 chilometri, il monte Bradley largo 30 chilometri ed alto 4200 metri nei pressi di Conon, infine nella parte settentrionale domina il monte Hadley il quale con una base di 25 chilometri si eleva per 4800 metri. Incastonati fra queste bellissime montagne possiamo osservare alcuni crateri: Marco Polo, con diametro di 23 chilometri e pareti alte 1120 metri, si trova alla stessa latitudine di Eratosthenes; Più a nord il cratere Huxley, di 4 chilometri alto circa 900 metri. A breve distanza dal monte Bradley vi è il cratere Conon, con diametro di 22 chilometri e pareti alte 2700 metri situato in prossimità della confluenza con i monti Haemus, rilievi di 1200 metri sulla zona di confine fra i mari Vaporum e Serenitatis. Una curiosità: la zona di circa 70 chilometri fra Appennini e monti Haemus è denominata Odii Lacus. Sempre da Conon parte l’omonima rima con lunghezza di circa 30 chilometri. Ancora più a nord vi sono Aratus e Santos Dumont, rispettivamente di 10 e 9 chilometri, mentre sul margine nordest degli Appennini è interessante osservare il cratere Joy di 6 chilometri.
Infine l’estremità settentrionale degli Appennini, nella carta lunare di Hevelius meglio nota come “Italia” è delimitata dal promontorio denominato Cape Fresnel. Il versante orientale di questa imponente catena montuosa si sviluppa lungo il lato ovest del mare Vaporum e per un breve tratto anche del mare Serenitatis, mentre il versante occidentale si innalza interamente sul margine est-sudest del mare Imbrium.
Con la fase lunare di 8 giorni osservare la catena degli Appennini è un’esperienza che da sola ci potrà impegnare per gran parte della serata. Anche utilizzando un piccolo telescopio riflettore di 120-150 mm oppure a lente con diametro di soli 80-100 mm, si potranno effettuare dettagliate osservazioni che saranno ancora più interessanti se osserveremo con oculari che consentano una scala crescente di ingrandimenti, ovviamente in rapporto alle condizioni osservative della serata (turbolenza, seeing, equilibrio termico dello strumento, situazione meteo). Infatti l’angolo di incidenza dell’illuminazione solare ci consentirà di ammirare una lunga sequenza di vette le cui ombre nerissime si stagliano sulle valli adiacenti e sulla pianura circostante esaltandone notevolmente l’altezza e le asperità ben oltre il loro aspetto reale. Anche nelle fasi lunari di 7 e 9 giorni potremo effettuare interessanti osservazioni in considerazione della mutata incidenza della luce solare, in cui vedremo di sera in sera la catena montuosa degli Appennini apparire sempre più illuminata fino alla completa e bellissima visione panoramica estesa dal Cape Fresnel fino ad Eratosthenes. Da non perdere anche l’osservazione della stessa regione in fase di Luna calante. Passando alla zona immediatamente circostante, nel mare Imbrium fra gli Appennini ed il cratere Archimedes vi è la Palus Putredinis, una zona relativamente pianeggiante di 6000 kmq solcata da numerosi e lunghi solchi, fratture e colline. Infatti vediamo la rima Bradley di circa 160 chilometri di lunghezza e la rima Hadley lunga 80 chilometri. Inoltre si possono osservare altri solchi minori ed il cratere sommerso Spurr di 13 chilometri (ex Archimedes K), ottimi soggetti per testare le ottiche dei telescopi.