Astronomica Langrenus
La regione di Apollo 12 - Apollo 12 landing site
- A fianco, la zona in cui scese APOLLO 12 nelle mappe di Astronomica Langrenus: |
Ormai archiviata la prima volta dell’Uomo sulla Luna con Armstrong, Aldrin e Collins, il programma per la conquista del nostro satellite prosegue con la missione di Apollo 12 capitanata da Charles Conrad, mentre Richard Gordon e Alan Bean pilotano rispettivamente il modulo di comando ed il modulo lunare. Si parte il 14 Novembre 1969 e dopo un volo di 10 giorni, 4 ore e 36’ la zona lunare di impatto è nell’oceanus Procellarum alle coordinate di 3°S – 23°W, mancando il punto previsto con un errore di soli 30 metri.
Per individuare la zona di allunaggio dobbiamo osservare la Luna in fase di 9 giorni e dirigere il telescopio verso Copernicus seguendo poi, in direzione sudovest, l’ipotetica linea retta che lo congiunge a Gassendi fermandoci al cratere Lansberg. Da qui procedendo per circa 120 chilometri verso sudest si arriva al punto di impatto del modulo Intrepid. Ci troviamo nel settore sudorientale dell’oceanus Procellarum, una regione relativamente pianeggiante situata tra il mare Cognitum a sud ed il mare Insularum a nord. Nelle immediate vicinanze non vi sono strutture di particolare rilevanza. Infatti mentre a nordovest si trova Lansberg, cratere con diametro di 39 chilometri e pareti di 3100 metri con un sistema montuoso centrale, a nord vediamo il cratere Reinhold di 48 chilometri ma senza picco centrale. Nei dintorni di Lansberg sarà interessante andare alla ricerca di numerosi crateri anche di piccolo diametro, tra cui Lansberg-B di 10 chilometri e pareti di 2000 metri, Lansberg-C di 17 chilometri con pareti di 800 metri, Lansberg-D di 11 chilometri, Lansberg-E di 6 chilometri, Lansberg-F di 9 chilometri, Lansberg-G di 10 chilometri e profondo solo 270 metri, infine i crateri Lansberg-L – N – P – X tutti con diametro da 2 a 5 chilometri. A nord, in direzione di Reinhold, meritano attenzione i piccoli crateri Reinhold-A-C-D-F-G-H-N anche questi con diametro da 2 a 5 chilometri.
A breve distanza dal luogo di impatto ma in direzione est – sudest potremo visitare Fra Mauro-A-B-C, crateri con diametro da 7 a 9 chilometri, mentre in direzione sudovest Euclides-E-J-K da 4 a 6 chilometri. Altrettanto interessante Euclides-P struttura crateriforme irregolare di 66 chilometri alla base del sistema montuoso Urali – Riphaeus. Infine ad oriente si sviluppa la lunga sequenza delle colline Gambart.
Poche centinaia di metri separano la zona di impatto di Apollo 12 dal punto in cui scese il Surveyor 3 nell’aprile del 1967, sul fondo di un piccolo cratere di circa 200 metri di diametro. Ma non a caso, in quanto questa missione prevedeva, tra l’altro, il recupero di parti metalliche della sonda ed una telecamera al fine di verificarne lo stato di degrado dopo alcuni anni di esposizione ai forti sbalzi di temperatura, ai raggi cosmici, al vento solare ed alla caduta di meteoriti. Compito che si rivelò non estremamente agevole anche a causa dell’ingombro dovuto a capi di abbigliamento che nessuno di noi indosserebbe per un’escursione in montagna, in quanto Conrad dovette scendere per una pendenza del 12 % con annesso capitombolo senza conseguenze. E’ da citare la grande sorpresa degli scienziati quando scoprirono che alcuni batteri terrestri presenti in quei rottami sopravvissero per oltre due anni in un ambiente tanto ostile.
Considerata l’esperienza del viaggio precedente, venne notevolmente incrementata l’attività di ricerca. Il prelievo di campioni di rocce si spinse fino ad una profondità di 70 centimetri nel sottosuolo per un totale di 35 Kg comprendente anche pietre del peso di 2 kg, reso ancora più stimolante dal fatto che ci si trova in un’area interessata dalla grande raggiera che da Copernico si estende in tutte le direzioni. Vennero inoltre effettuati vari carotaggi di suolo lunare destinati allo studio stratigrafico da parte dei geologi. I campioni prelevati da Conrad e Bean rivelarono un’età media di circa 3,5 miliardi di anni. Notevole la strumentazione scientifica costituita da sismometro, misuratore di pulviscolo lunare, magnetometro, spettrometro, un analizzatore di esilissimi gas liberati dal suolo lunare ed un collettore di particelle del vento solare. Tutti questi costosissimi strumenti, parte integrante di un vero e proprio laboratorio di ricerca denominato ASLEP, venne collocato ad una distanza di circa 90 metri dal modulo lunare Intrepid la cui alimentazione fu affidata ad una mini centrale nucleare.
Ad una serie di strutture ancora prive di denominazione ufficiale, l’equipaggio di Apollo 12 assegnò nomi tra cui Middle Crescent, Small Mound, Large Mound, Head, Bench, Sharp, Halo, Block, Surveyor, anche con lo scopo di un migliore orientamento durante l’attività extraveicolare considerando che i fortunati Conrad e Bean si spinsero fino ad una distanza di 400 metri dal modulo lunare, mentre il povero Richard Gordon a bordo dello Yankee Clipper dovette perseverare nel suo ormai paranoico sorvolo della Luna totalizzando ben 49 orbite complessive.
Una volta iniziato il viaggio di ritorno verso la Terra dopo il ricongiungimento dell’equipaggio all’astronave-madre Yankee Clipper, il modulo lunare Intrepid venne fatto precipitare nell’oceanus Procellarum provocando un terremoto artificiale perfettamente rilevato dal sismometro, ma con un dettaglio estremamente interessante: Sulla Luna venne registrata una vibrazione durata ben 51 minuti prima che le onde sismiche, propagatesi con grande velocità, si smorzassero. Ulteriori dati che contribuiscono a rendere ancora più stimolante lo studio della geologia lunare. L’impatto dell’Intrepid, alla velocità di 5900 km l’ora, avrebbe provocato un avvallamento di otto metri di diametro e profondo circa mezzo metro rivelando un’insospettata elasticità della superficie lunare, fino al punto di vibrare tanto a lungo. Evidentemente lo studio del sottosuolo del nostro satellite presenta ancora eccessive lacune, ben lungi dal fornire esaurienti spiegazioni a certe anomalie. Alcuni ipotizzano addirittura enormi vuoti sottostanti alla superficie lunare, prendendo come esempio il fenomeno della risonanza che si verifica nella zona dei Campi Flegrei presso la città di Napoli.
Tra le finalità di questa missione vi fu lo studio di campioni di suolo dell’oceanus Procellarum e dei detriti scagliati in questa regione dall’impatto che generò il cratere Copernicus e la sua grande raggiera. Le analisi ne evidenziarono un’origine basaltica, dovuta alla risalita di materiale lavico in superficie. Tra i reperti di maggiore interesse vi fu Rock-13, un campione molto antico con elevata percentuale di elementi radioattivi, terre rare e potassio.
Anche la regione circostante al punto in cui si posò il modulo lunare Intrepid è entrata nella storia dell’esplorazione lunare. Infatti il mare Cognitum, area scorporata dal mare Nubium, venne fotografato fin nei minimi dettagli dal Ranger 7, mentre a sudest di Lansberg nel 1965 si schiantò il Lunik 5 e nel 1967 scese il Surveyor 3.
Con Apollo 12 ormai le missioni verso il nostro satellite sono entrate nel vivo e già fervono i preparativi per le successive passeggiate lunari, mentre l’Umanità non può più rinunciare ad estendere i propri confini.